“O giochi a pallavolo come tuo fratello o te ne stai a casa!” …
Questa era stata la risposta lapidaria di mia madre, all’ennesima richiesta di giocare a calcio.
Una “proposta” che un ragazzo, allora tredicenne, non poteva rifiutare; ai quei tempi, telefonini e computer stavano muovendo i primi passi. Il Commodore 64 era il computer, si fa per dire, di moda. È stato così, non proprio per libera scelta, che mi sono avvicinato alla Pallavolo. La VBC Rapallo è stata la Società di Pallavolo con la quale, assieme a mio fratello Stefano, ho iniziato la mia avventura pallavolistica. In questa Società è successo qualcosa che, oso dire, ha cambiato la mia vita. Quello sport che prima conoscevo a malapena e a cui mi ero avvicinato come ripiego, mi stava coinvolgendo sempre di più. Ad ogni allenamento che finiva, non vedevo l’ora che cominciasse il prossimo…
Cosa e perché mi stava succedendo questo?
La risposta sono due nomi: Eros Gai e Rodolfo “Rudy” Rocchini! Si, sono stati loro che, oltre ad insegnarmi i primi fondamentali della pallavolo, mi hanno trasmesso la grande passione che, ancora oggi, ho per questo sport. Ricordo ancora, con un vena nostalgica, le volte che pur di non perdere nemmeno un allenamento, assieme a mio fratello, ci inoltravamo a piedi tra i sentieri che, dalle colline sopra Rapallo, portavano alla palestra di via Frantini… e non erano proprio due passi!!! Il lato positivo di questa scarpinata era che entravamo in palestra con il riscaldamento già fatto!
Oppure, ricordo le volte che i nostri genitori ci sorprendevano a saltare in casa cercando di toccare il soffitto con una mano oppure di superare la parte alte degli stipiti delle porte, simulando un’azione di muro.
Nella VBC Rapallo ho vissuto tutte le esperienze dei campionati giovanili; assieme a Stefano, Giuseppe Candido, Alberto Basso, Massimo Magnani, Hubert Smadja e Gigi Argurio vincemmo il Campionato Provinciale nel 1982. Unici rimangono i derby con la Tigullio di Santa Margherita Ligure, il Recco, l’Uscio ed il Chiavari. Dopo qualche anno, salii in prima squadra, in serie C, dove giocavano già i vari Grossi Pilade, Federico Macelloni, Agostino Canessa, Renato “Tatto” Castagneto, Mauro Noberini, Alessandro Mozzi ed Enzo Reggioni. Ricordo che festeggiai la prima vittoria in una partita ufficiale tornando a casa con la maglia da gioco addosso … a scacchi bianchi e neri con un enorme numero trenta, rosso, sulla schiena. Diciamo che per le strade di Rapallo non passavo proprio inosservato.
Erano i primi anni ’80 e praticamente vivevo in palestra ma, fortunatamente, per raggiungerla ora utilizzavo una comoda vespa 50, rigorosamente “truccata”.
Arriviamo così, a metà degli anni ottanta, più precisamente al 1986, l’anno della svolta! Finalmente, le Società di Rapallo, Santa Margherita e Chiavari decidono di unire le loro forze dando vita a due poli pallavolistici. A Rapallo il polo femminile, guidato da Massimo Russo e a Chiavari il polo maschile, allenato da Mauro Pesce.
Qui, dalla serie C2, ha inizio una delle mie avventure più belle sia dal punto di vista sportivo che umano. Paolo Pesce, Andrea Fusco, Chicco Vexina, Giulio Astengo, Andrea Fico, Enzo Reggioni, Valter Volta, Adriano Podestà, Gigi Argurio, Marco Santini, Gianfranco Falsini, Alessandro Canepa e mio fratello, Stefano Tomà, erano i miei compagni di avventura.
Gli anni trascorsi con Mauro Pesce sono stati gli anni della crescita tecnica come pallavolista… Ore e ore di allenamenti con le più svariate metodologie di allenamento sia in palestra che fuori. Ricordo camere d’aria di bicicletta utilizzate come elastico con cui venivamo “legati” ai pali che sostenevano la rete, per migliorare la velocità di spostamento, oppure esercizi a coppie sui vari fondamentali oltre i 9m, con il divieto categorico di mettere piede in campo pena bottiglia di coca cola da offrire alla squadra all’allenamento successivo per non parlare di esercizi di acrobatica come, per esempio, effettuare la ruota, sia singola che in coppia, per tutta la lunghezza della palestra.
Le frasi ricorrenti che risuonavano frequenti durante gli allenamenti, erano: “quando non ce la fai più, ancora uno” oppure “sono capaci tutti a fare 100m di corsa da riposati … è farli quando non ce la fai più che fa la differenza!!!”.
Gli allenamenti, erano così intensi che prima dell’allenamento non era possibile mangiare nulla, al massimo, una barretta di cioccolata. Ne sa qualcosa Andrea Fico che, dopo circa un’ora di allenamento, dovette “rigurgitare” negli spogliatoi, accompagnato da conati simili a ruggiti di leone, il mitico minestrone della nonna decantatomi negli spogliatoi poco prima. Fu proprio dopo avere udito quei “ruggiti” che da allora in poi il mio “pasto” pre-allenamento sarebbe stato un paio di ovetti … ma di cioccolato e almeno 1 ora prima!!!
Proprio in quegli gli anni, ha cominciato a formarsi quel nucleo di persone che ancora oggi, alla soglia dei cinquant’anni, ha voglia e piacere di stare assieme, sia nello sport che nella vita.
Durante l’estate partecipavamo ai tornei più disparati, che nascevano da qualsiasi parte. Si passava dal Torneo di Recco a fine Giugno per Società dove, dopo il bagno in mare post partita, ci si ritrovava alla “Baracchetta” di Biagio a mangiare le focaccette. Quasi in concomitanza si svolgeva il Torneo misto di Lerma, dove succedeva un po’ di tutto 😉 , fino ad arrivare al Torneo Misto di San Siro in quel di Santa Margherita, seguito a ruota da quello sulla mitica “piastra” di Lavagna, vicino al Porto. Con la squadra denominata “Over the Top” (dato il “peso”, non solo tecnico, che mettevamo in campo in quel periodo), ricordo un torneo di Beach Volley, 3 vs 3 in squadra con Mauro Pesce e Chicco Vexina, dove il campo era stato ricavato, nel letto del fiume di Sori, grazie alla voglia di un grande arbitro di allora: Mauro Capurro. Tutti i tornei misti li ho rigorosamente disputati con la casacca blu del Bar “Cin-Cin” di Santa Margherita Ligure. Oggi come allora, i tornei estivi avevano una duplice funzione: permetterci di continuare a giocare a pallavolo durante l’estate ma, quelli misti, di instaurare “pericolose amicizie” con le giocatrici di pallavolo della Riviera … e non solo! 🙂 … ed e’ proprio durante uno di questi tornei estivi che mi sono “scontrato” con quella che sarebbe diventata mia moglie. Si, scontrato è la parola giusta, perché fu a causa di un tentativo di recupero in difesa che mi scontrai con lei, Sabrina Piccinich; fui costretto ad uscire dal campo per arrestare una copiosa perdita di sangue dal naso causata dallo scontro … fu un modo piuttosto inusuale, ma efficace, per conoscersi. Stessa sorte, ma per fortuna senza incidenti, è toccata a mio fratello Stefano e Chicco Vexina, rispettivamente con Isabella Bettini e Silvia Dolmen.
Si può dire che per noi, l’angioletto di cupido non era armato di arco e frecce ma, di rete e palloni!
E’ proprio dalla smisurata passione di stare assieme e giocare a pallavolo che, oltre vent’anni fa (1994) che assieme a Roberto “Larry” Trabucchi,Michele Squeri, mio fratello Stefano, Enzo Reggioni, Massimo Corradi, Fabio Porro ed Adriano Podesta’, fondammo lo Squalo Charlie, società di Beach Volley che ancora oggi accoglie, presso la Colonia Estiva delle Suore di Santa Marta, tutti i giocatori della Riviera di Levante che durante il periodo estivo vogliono continuare a giocare a pallavolo, divertendosi.
Credo che Ennio, l’allora titolare del “Cafè Bleu” di Chiavari, si ricordi di noi ancora oggi… dopo ogni allenamento, quattro a settimana per la precisione, passavamo a trovarlo per spazzolargli ciò che gli era rimasto in cucina…. Anche perché, non mangiando prima dell’allenamento, temendo l’effetto “Andrea Fico” raccontato in precedenza, eravamo affamati come “leoni”.
L’amata vespa, diventata nel frattempo un PX125, era stata sostituita dalla mitica A112. Raggiungere Chiavari dalle alture di Rapallo con un seppur mitico PX125, soprattutto d’inverno, non era proprio il massimo. Altro mezzo di trasporto, era la mitica e “leggermente datata” Mercedes di Mauro Pesce… Penso che fu proprio per via delle condizioni della Mercedes di Mauro che una sera d’inverno, mentre chiusi in macchina aspettavamo l’arrivo degli altri (Stefano e Chicco), sentimmo bussare al finestrino e dopo averci mostrato quello che sembrava un distintivo, venimmo fatti scendere facendoci appoggiare le mani sul tettuccio della stessa. Due poliziotti in borghese con tanto di pistole sotto la giacca, ci perquisirono da capo a piedi con il sottoscritto che cercava di non farsi vedere in faccia dai conducenti delle macchine che passavano e che, ovviamente rallentavamo incuriositi da quella scena. Capimmo in seguito, ci avevano scambiati, probabilmente, per due ricettatori …. E tutto questo grazie a quella di Mercedes che sembrava di quarta mano e, forse, alle facce poco raccomandabili che avevamo già allora!
Nonostante questi tentativi esterni di minare la stabilità del gruppo, il primo anno fummo promossi in C1 dopo un’avvincente testa a testa contro il Cus Genova terminato vincendo lo scontro diretto in una palestra Marchesani stracolma di gente con i nostri tifosi che, al termine della partita, salutavano con strani ed incomprensibili gesti giocatori e tifosi avversari. Credo, comunque, che il momento chiave furono le due partite con il Viareggio, vinte entrambe per 3 a 2 con uno scarto massimo di due punti per ogni set. Ricordo che nella partita di ritorno, sul 16 a 16 del Tie-Break con battuta a favore nostro, venne chiesto un tempo da Mauro che ci ricordava, oltre a non rischiare eccessivamente la battuta la massima attenzione a muro… Ero in zona 2, fuori mano come la si definiva allora, mentre al centro, zona 3, c’era il mitico Marco Santini. La nostra battuta passò “abbondantemente ” sopra la rete, il palleggiatore avversario alzò in zona 4, verso l’attaccante più forte. Saltai a muro il più alto possibile mentre lo schiacciatore avversario tirò più forte che poteva. Sentii la palla colpirmi parzialmente il braccio sinistro e ricordo di aver pensato “c…o ci è passata in mezzo” ma, quando vidi la palla cadere nel campo avversario e contemporaneamente udii l’urlo rauco di Marco capii che il suo braccio destro era “arrivato” in tempo a chiudere quel benedetto muro…. Ho sempre pensato che quel muro di Marco avesse contribuito a cambiare l’esito di quella stagione e, forse, non solo quella.
L’anno seguente, neo promossi in C1, ci salvammo con un po’ di fatica, vincendo in casa, all’ultima partita, il derby con il Maurina Imperia di un certo De Angelis per 3 a 2 che, nonostante già salvi, “onorarono” anche oltre il limite l’impegno.
Che fosse un anno difficile, lo si poteva capire anche da alcuni episodi che ogni tanto accadevano. Uno di questi, che ricordo con particolare divertimento, è legato all’amico Adriano Podestà. Mentre con Chicco Vexina stavamo per uscire dallo spogliatoio della Palestra vediamo Adriano, con la borsa sulle spalle, tipo zainetto, che continua a cercare piuttosto nervosamente qualcosa tra le panche dello spogliatoio e le docce. Dopo qualche minuto venne di fronte a noi e, con un’espressione tra il serio ed il faceto, praticamente da ebete, ci chiese dove gli avevamo messo la borsa!!!! Io e Chicco ci guardammo increduli pensando scherzasse ma, all’ennesima richiesta, capimmo che non era così… Ricordo ancora la faccia inebetita che fece quando, dopo aver smesso di ridere, gli facemmo notare che la borsa che stava cercando da cinque minuti ce l’aveva sulle spalle … Capimmo che quell’anno la salvezza era il nostro principale obbiettivo.
Nessuno di noi poteva immaginare che dopo quella stagione ci aspettavano dei cambiamenti importanti, che avrebbero “segnato” ancor di più la nostra, storia di giocatori. Mauro Pesce torna a Genova e porta con se sia Gigi Argurio che Alessandro Canepa
Del gruppo iniziale restano a Chiavari, oltre al sottoscritto e mio fratello Stefano, Chicco Vexina, Enzo Reggioni, Adriano Podestà, Valter Volta a cui si aggiungono Mauro Crema, Giulio Minozzi ed il “piccolo” Massimo Corradi… con ancora tutti i capelli!
Visto il numero così esiguo di giocatori disponibili la prima grande scelta a cui i dirigenti di allora, Flavio Cremisio, Giorgio Boglione ed Ivo Perotti si trovarono di fronte era se partecipare al campionato di C1 oppure rinunciarvi per un campionato più abbordabile. Decidemmo assieme di provarci! Mi resi conto in seguito che quella scelta non era stata semplicemente decidere se partecipare o meno al campionato… La scelta di partecipare era diventata per me, e sono sicuro per ognuno di quel gruppo, una sfida. Sì, una sfida che nessuno voleva perdere.
Come nuovo allenatore ci venne presentato un certo Mimmo Brignole da Massa che, sinceramente, fino ad allora non conoscevo; come suo vice Gianfranco “Gian” Falsini che invece conoscevo molto bene avendolo avuto come compagno di squadra all’inizio di questa avventura.
All’inizio, ci fu una fase di “studio” tra quell’esiguo gruppo di giocatori e quell’allenatore che, con metodi che giudicavamo un po’ antichi voleva farci diventare dei giocatori di pallavolo completi.
Mimmo ebbe l’intuizione che, per diventare dei veri giocatori, ci mancava la capacità di trasformare le doti tecniche in punti. Ricordo ore e ore di allenamenti basati su infinite ripetizioni dei fondamentali, provati e riprovati con l’obbiettivo che ogni azione doveva concludersi con il punto a nostro favore. Mimmo voleva che fossimo noi stessi a scegliere quello che era il colpo migliore in relazione alla situazione è alle nostre capacità.
Arrivò così, l’inizio del campionato e con esso, le prime vittorie. Aumentarono anche il morale e la fiducia in noi stessi ed il gruppo si saldava sempre di più. Ovviamente non mancavano gli scherzi tra di noi, del tipo, mai dimenticarsi lo shampoo in palestra e pensare di riutilizzarlo la volta successiva pena possibili striature bionde nei giorni successivi all’utilizzo.
E come dimenticare le colazioni all’alba, al rientro dalle lunghe trasferte in Pullman, a base di brioches calde prese direttamente nei forni dei panifici che aprivano alle cinque della mattina, per cominciare le varie consegne.
La Marchesani, era la nostra palestra dove alle 18:00 del sabato giocavamo le partite in casa. Grazie alle prime vittorie si riempiva sempre di più, fino ad essere soprannominata , anche per le dimensioni al limite (minimo) del regolamento, la “Caldera del Diablo”. Qui, vuoi per le dimensioni, vuoi per il pubblico vicinissimo al campo da gioco (più di una volta sono finito in “braccio” ai tifosi nel tentativo di recuperare la palla) venivano messe in difficoltà anche squadre di caratura superiore alla nostra.
Non Vi nascondo che l’emozione di entrare in palestra durante le partite decisive e vedere tutta quella gente con striscioni e bandiere sventolanti, è un’emozione che mi porto ancora oggi nel cuore.
Di scontri decisivi alla Marchesani ne giocammo diversi ma uno dei ricordi indelebili fu legato ad un altro muro… Ricordo che giocavamo contro il Calci, una squadra di Pisa, dove militava un certo Palla, ex giocatore di serie A, che già nella partita di andata ci aveva preso a “pallonate”. Set tiratissimo, giocato punto a punto, fino a quando, sul finire del set il palleggiatore avversario da una palla in banda proprio a lui. Il nostro centrale era saltato sulla finta del centrale opposto è quindi mi ritrovai a murare da solo l’attacco di questo “fenomeno”. Non ebbi molto tempo per pensare e saltai più alto che potevo orientando mani, braccia in diagonale. La schiacciata fu fortissima ma il boato del pubblico mi fece capire che la palla era ricaduta nel campo avversario ancora prima che l’attaccante toccasse terra!!! Rimasi per dieci secondi con le braccia alzate ad urlare come un ossesso assieme ai miei compagni ed al pubblico… semplicemente indimenticabile!
La partita decisiva, che decretò la promozione in serie B, fu il derby che giocammo fuori casa, a Loano, contro gli “amati” cugini dell’Imperia. Come al solito fu una battaglia che vincemmo per 3 a 1 con continui sfottò sia in campo che fuori. Un episodio simpatico che ricordo con piacere vide protagonista Valter Volta. Un suo attacco, fuori mano, venne fermato con muro secco dall’avversario che lo accompagnò con l’esclamazione: “foto!”. La palla successiva, Chicco Vexina, alzò nuovamente a Valter che con il suo famoso colpo “mano e fuori” si riprese il punto senza dimenticarsi di contraccambiare l’avversario della “cortesia” precedente con un sarcastico: “… e ora, fotografa tua sorella!”
Ce l’avevamo fatta!!! Avevamo vinto contro tutti e contro tutto!!! Quello sparuto gruppo di ragazzi a cui piaceva giocare a pallavolo, aveva raggiunto la serie B. Erano gli anni in cui i vari Lucchetta, Zorzi, Bernardi, Cantagalli e Giani vincevano tutto con la Nazionale Italiana di Pallavolo di Julio Velasco. Non nascondo che per me era motivo di orgoglio poter giocare in un campionato Nazionale di serie B nel periodo in cui la nostra Nazionale era Campione del Mondo!
Ancora oggi vado orgoglioso di una foto che campeggia all’ingresso della Palestra Marchesani e che raffigura la squadra della promozione in B. Pensate che quella foto si è “miracolosamente salvata” dalla catastrofica alluvione di Chiavari, avvenuta nel 2013, che distrusse gran parte della Palestra. Qualcuno potrebbe pensare che è un segno del destino, che la Palestra Marchesani resterà legata, indissolubilmente, a quella squadra!
L’anno successivo alla promozione in Serie B, rientrarono a Chiavari Fabio Porro da Spezia, Alessandro Canepa e Gigi Argurio da Genova. Si integrarono perfettamente con il gruppo di Mimmo Brignole. Con loro, ho avuto la soddisfazione di giocare, e qualche volta vincere, in alcune palestre “storiche” dove, chi gioca a pallavolo, sogna di giocarci almeno una volta nella vita. Fra queste, ricordo la palestra modello “casermone” del Cus Torino, seconda squadra di quella che allora militava in seria A. In quella palestra ci avevo messo piede qualche anno prima, ma da semplice spettatore … ricordo, ad un certo punto, di aver pensato che mai e poi mai avrei potuto giocare in quella Palestra e a quei livelli. Invece, proprio alla seconda partita di Campionato il Volley Chiavari di Mimmo Brignole, vinse per 3 a 2 proprio li, in quella Palestra che solo qualche anno vedevo come una chimera il poterci giocare … e quella volta c’ero anche io, ma da giocatore. Con riferimento a quella partita, colgo l’occasione attraverso queste righe, per ringraziare di questa emozione unica, tutti i miei compagni di squadra di allora ma, in particolar modo, Fabio Porro artefice del punto finale; pensate che sul 14 a 13 per noi, al Tie-Break del 5° set, il buon Fabio, dopo aver “pestato come un ferraio” per tutta la partita ebbe la “brillante” idea di effettuare, su una palla perfetta alzata da Chicco Vexina e muro avversario scomposto, un pallonetto che soprannominammo: pallonetto versione “colpisco il vaso di fiori della signora al terzo piano” … tradotto significava: più alto di così tocca il soffitto! Ma quando quel pallonetto, che sembrava cadere dal cielo, toccò terra al centro del campo, grazie alla difesa “piuttosto larga” del Cus Torino (tutti fuori dal campo a difendere l’ennesimo attacco forte di Fabio toccato da muro) … la gioia fu indescrivibile! Dalla felicità balzai sedendomi sulle spalle dello stesso Fabio, ad oltre 190cm da terra e con le braccia la cielo.
Capisco perfettamente che quelle che ho scritto possono sembrare situazioni piuttosto banali ed insignificanti ma, credetemi, per chi gioca e ama la pallavolo, sono emozioni impagabili!
Gli anni con Mauro e Mimmo sono stati e saranno indimenticabili sia per l’intensità delle emozioni provate che per la profonda amicizia che è nata tra di noi e che dura ancora oggi.
Come dura ancora oggi, indelebile, il ricordo legato all’anno che ha visto il mio addio alla Pallavolo giocata. Era il 1996 e si giocava al Palazzetto di San Pier di Canne. Quell’anno, forse per l’età, ero diventato capitano di una squadra che ritengo essere stata una delle più forti in cui ho giocato. Allenati da Marco Michelis, erano arrivati a Chiavari Daniele Bottaini (Spezia) e Stefano Dagnino (Genova). Ragazzi all’apparenza molto tranquilli ma che in partita, si trasformavano in iene. Ovviamente, con quel carattere, si integrarono perfettamente con quelli che erano stati soprannominati “I ragazzi dello zoo di Chiavari”, nome tratto dal titolo di un famoso libro che andava a ruba in quel periodo. Arrivammo terzi in serie B, il miglior risultato di sempre ma, purtroppo, il lavoro e qualche acciacco “importante” mi costrinsero ad appendere le ginocchiere, ormai tutte bucate, al chiodo.
Concludo questo mio racconto dando un “cinque” simbolico ad ognuna delle persone che ho incontrato nella mia carriera e con cui ho condiviso gran parte di questo cammino. E’ grazie a loro che ho potuto crescere, sia come giocatore che come persona.
Un “cinque” speciale lo riservo ad una persona che, alla fine della storia, è stato il compagno di squadra con cui ho condiviso tutta la mia carriera pallavolistica; questa persona è mio fratello, Stefano Tomà. Assieme abbiamo condiviso tanti momenti belli e qualcuno meno bello. Una cosa che ricordo di mio fratello come giocatore, è che con lui non c’era bisogno di tante parole … bastava guardarci e ognuno di noi due sapeva cosa pensava l’altro.
Oggi, le mie figlie, Sarah e Giorgia ed i miei nipoti, Roberto e Federico giocano a pallavolo.
Rivedo in loro gran parte del mio percorso pallavolistico (a parte il fatto che non hanno mai scarpinato per raggiungere la palestra per gli allenamenti ), il mio augurio più sincero è che la pallavolo possa offrirgli la possibilità di vivere con la stessa intensità le emozioni, le sensazioni e le esperienze che ho vissuto io e che hanno reso questa avventura, indimenticabile!
Dedico a loro questa frase, con la speranza che possa essere uno stimolo, sia nella pallavolo che nella vita: ”Forza Ragazzi, non mollate mai … finché la palla non tocca per terra, si può recuperare e vincere la partita!!!”
Giovanni “Giampe” Tomà #8
Grazie della citazione e grazie per il tuo fiume di parole pieno di ricordi e traboccante di passione e emozione.
La pallavolo a Rapallo è cresciuta grazie a quelli come te che ci hanno messo talento, amore e impegno sempre al 110%.
Ciao, ricordo con piacere gli anni 80 e ti ringrazio per avermi ricordato. Ho amato e amo questo sport, tanto da aver giocato attivamente fino alla stagione 2016/2017. E chissà che a 51 anni non si faccia ancora qualche partita…
grazie per il racconto che hai fatto,io sono di una generazione precedente alla tua , ma mi hai fatto emozionare!!!!
Ciao siamo la squadra di pallavolo del 3CA cerchiamo Stefano Tomà che è stato nostro compagno nell’anno 1988-1989
Ciao Tomas siamo i tuoi compagni di squadra del 3CA, ti ricordi le epiche partite al Sestriere?Ti lascio i miei identificativi se ti fa piacere, se ti colleghi al mio profilo face book puoi vedere un pò di vecchie foto e alcuni dei compagni che avrebbero piacere di salutarti