Rapallino di nascita ma genovese di gioventù ho incominciato a giocare solo perché mio fratello, più grande di me, giocava gli studenteschi col mitico Liceo “Doria” di Genova. Aveva un professore di educazione fisica che era un mito nella pallavolo genovese, giocava nella squadra di Genova dei Vigili del Fuoco …il famoso Gargano, il suo nome era Aldo Marchese. Allora anch’io incominciai a calzare quelle bellissime scarpette che sicuramente i più datati ricorderanno, le famose Tiger, al Liceo Doria con la squadra del Foce Genova nel campionato di 3° divisione dove a 16 anni la gogliardia e l’incoscienza regnavano sovrane e le partite alle 9 del mattino d’inverno ai capannoni di Voltri si affrontavano in vespa con Gambardella e Fusco miei compagni di sventura dell’epoca. Dopo un paio d’anni vado a giocare in 1° divisione in una squadra che si era formata dai resti dell’Audax Quinto. Era la Colombo Genova del dottor Ribaldone che l’anno dopo assorbiva la squadra di serie C dello Champagnat. Allora non c’erano divisioni fra A1 e A2 e così via, si giocava nella terza serie del campionato italiano. Lì ho conosciuto “la pallavolo” da personaggi/compagni di squadra epici per la Genova del volley come Renato Fegino, Mino Vitale, Marco Cuccadu e Lauro Candia sfiorando anche la promozione in serie B dove salì invece un’altra genovese il Voltri con Gino Bertolotto al palleggio e Aldo Marchese martello. Dopo gli anni della Colombo nell ’83 (?) giocai un anno col Volley Chiavari di Moreno Salvini. Fu il primo contatto ufficiale con il volley rivierasco. Il campionato non andò proprio bene ma mi diede la possibilità di giocare e conoscere ragazzi come Andrea Fico, Patrizio Gardella, Giangi Devoto e tanti altri ai quali a metà anno si aggregò anche Gianni Campodonico di ritorno da uno dei suoi viaggi dall’India. Mi ricordo la prima sera che si presentò al palazzetto di Sampierdicanne; era arrivato il giorno prima e non appariva propriamente in una splendida forma fisica avvolto da un eschimo blu che sembrava due taglie più grosso, ma una volta cambiato aveva la capacità di “caricare” il programma pallavolo ed era incredibile vedere cosa riuscisse a fare in quelle condizioni. Terminata quell’esperienza e finita l’università e il servizio militare ad agosto del 1986 mi trasferii da Genova a Rapallo. Quell’anno S. Margherita, Rapallo e Chiavari decisero di unire le forze e di formare una squadra maschile di C2 a Chiavari affidata a Mauro Pesce e una squadra femminile a Rapallo affidata a Massimo Russo. Fu l’inizio di un periodo indimenticabile sia dal punto di vista sportivo che dal punto di vista umano. La squadra a Chiavari era un mix di vecchi (Paolo Pesce, Andrea Fusco, Giulio Astengo, Andrea Fico, Enzo Reggioni, Valter Volta e il sottoscritto ) e di giovani talenti (i fratelli Tomà, Adriano Podestà, Gigi Argurio, Marco Santini e Alessandro Canepa) che incominciava a formarsi e a porre le basi per la formazione di un “gruppo” che ancora adesso a distanza di tempo trova coesione e piacere a stare assieme. Centrammo la promozione al primo anno, rimane alla storia immortalata dalle riprese televisive di uno sbiadito video amatoriale il famoso “gesto dell’ombrello” effettuato in maniera magari non elegante ma veramente appassionato dal nostro primo tifoso, il papà di Gigi Argurio, nei confronti della curva avversaria al termine della partita finale contro i nostri diretti avversari per il titolo, il CUS Genova all’interno di una palestra Marchesani che ogni turno casalingo alle ore18 ha sempre rappresentato sia per le ridotte dimensioni che per il calore della tifoseria il “settimo” uomo della squadra. L’anno successivo sulle ali dell’entusiasmo riuscimmo seppur a fatica a rimanere in C1. Al termine di quell’annata Mauro Pesce tornò ad allenare a Genova portando con sé sia Canepa che Argurio, si prospettava un campionato drammatico senza allenatore e con una rosa di giocatori estremamente ridotta. Verso fine agosto il Presidente Flavio Cremisio e i dirigenti Giorgio Boglione e Ivo Perotti ci presentarono il nuovo allenatore Mimmo Brignole coadiuvato quell’anno da Gianfranco Falsini (soprannominato “il Boia” per la durezza degli allenamenti di preparazione fisica del lunedì) e ci chiesero se fare la serie C1 oppure vista l’esiguità della rosa rinunciare al campionato e fare una serie inferiore. Assieme prendemmo la decisione di intraprendere una nuova avventura in C1. Imparammo a conoscere Mimmo, insignito della carica di “Maestro dello Sport” nel 1970 e secondo del noto Prof. Anderlini. All’inizio ci fu diffidenza per quella persona un pò taciturna e retrò che girava per la palestra facendoci vedere ogni allenamento con gesti antichi come si difendeva e come si effettuavano i tuffi (rigorosamente in pantaloni di velluto maglietta scura a collo alto e giacca di velluto beige). Eravamo rimasti quattro gatti come giocatori e questo strano tipo che ci insegnava una pallavolo che noi consideravamo ……“vecchia”. Visto che non eravamo più di 9 elementi gli allenamenti trascorrevamo in serie interminabili di schiacciate, muri, difese e ricezioni con quest’uomo però che cominciava a cambiare il nostro modo di giocare da tecnicamente bello a efficace e così con i progressi in ricezione i nostri martelli Reggioni e Giampe Tomà incominciavano a schiacciare palle spinte in banda mentre i centrali Adriano Podestà e Stefano Tomà non trovavano difficoltà in “veloce” dando la possibilità al sapiente e cinico Valter Volta di giocare sempre di fuori mano col muro a uno. Cominciammo a vincere partita dopo partita, l’entusiasmo cresceva, la Marchesani era un ribollire di tifo con tamburi e trombe e alcuni incidenti di percorso (vedi squalifiche nella stessa partita 1 gg a Stefano Tomà per aver detto all’arbitro che c..zo fischi e 2gg al sottoscritto in qualità di capitano per aver chiesto spiegazioni all’arbitro) hanno permesso anche a Mauro Crema, Giulio Minozzi e a un giovanissimo Massimo Corradi di dare man forte a quella che sarebbe stata una grandiosa festa alla fine dell’anno. Il gruppo si era cementato e Mimmo probabilmente era stato il catalizzatore con il suo immancabile e scaramantico sacchetto di Bounty che comprava all’autogrill nelle trasferte e che riusciva incredibilmente a finire prima di arrivare in palestra. Battemmo squadre ben più attrezzate di noi con elementi di categoria superiore per finire la penultima partita in casa lo scontro diretto contro una squadra di Piacenza. Ricordo che non riuscivamo a sentire Mimmo dalla panchina tanto era assordante il tifo e finì con un 3 a 1 in ns favore che voleva dire promozione in B2. La cena a casa di Mimmo a Massa fu il premio di quell’anno, mentre sua moglie ci serviva la “ribollita” e lui grigliava tonnellate di carne la televisione passava in diretta Tomas Skuhravy (futuro rossoblu) che con la sua Cecoslovacchia faceva 3 dei 4 goals al Costa Rica per i quarti di finale dei mondiali di calcio. Era il 23 giugno del1990. Cominciò così per il movimento maschile del volley del levante un periodo di assoluto rilievo con una squadra in B2 e tante altre (Lavagna, Recco, Moneglia le realtà più tangibili) tra C1 e C2. Al termine dei campionati ci si ritrovava tutti assieme in una serie di tornei che ci accompagnavano per tutta l’estate. Da quello di Recco in passeggiata dove si davano battaglia i migliori club genovesi contro quelli del Levante, passando per Santa Margherita dove si incominciavano a vedere le prime squadre “estive” fino alle interminabili serate dei tornei di Lavagna (maschile, femminile e misto) rigorosamente all’aperto sulla piastra del porto che vedevano schierati sotto i nomi di pizzerie e scuole guida come sponsor i migliori giocatori della regione e non. L’anno della B2 cominciò logicamente con ancora maggiore entusiasmo. Dopo ferragosto nell’allora palestra “Attiva” agli ordini del trio Paolo Barbero, Mario Cuzzilla e Gianni Brignardello incominciava la preparazione fisica e i rientri di Porro, Argurio e Canepa avevano rimpolpato la rosa. Quell’anno compariva anche una new entry nello staff medico. Oltre la sempre presente e meravigliosa dottoressa Francesca Sadowski, che ci ha coccolato e sopportato per anni, avevamo la presenza del “mago” Trozzo come massaggiatore, colui il quale con due gocce di pozione ti scioglieva i muscoli ……depilandoti contemporaneamente le gambe. Personaggio fra i personaggi con quei baffoni scuri e il suo carattere burbero che nascondeva un animo giocherellone. Nelle trasferte era consueto praticare i suoi riti propiziatori come spargere il sale negli angoli delle palestre altrui prima delle partite e a Milano dopo una partita (devo essere sincero non mi ricordo se vinta o persa…) l’abbiamo ritrovato durante una cena degenerata in una ”battaglia” contro un tavolo di simpatici sconosciuti che si esercitava nel lancio di tovaglioli imbevuti d’acqua. Quegli anni furono un susseguirsi di momenti magici con partite esaltanti, come quella vinta in casa del grande CUS Torino (nello stesso anno promosso in B1) 15 a 13 al tie break con un pallonetto e sottolineo pallonetto di Fabio Porro all’ultima palla, oppure la vittoria alla Marchesani contro lo Spezia di B1 in Coppa di Lega con la menzione giornalistica della prestazione di Fabio Porro ……che però quel giorno era in montagna a sciare, e di momenti tristi come una retrocessione ad Alessandria ma sempre con la voglia di stare assieme, di condividere fatica, gioia e tristezza ma soprattutto il panino e la birra dopo gli allenamenti. Forse, tutto sommato, aveva ragione Mimmo Brignole che dopo qualche mese dal suo arrivo a Chiavari ci aveva definito in maniera simpatica….. “animali da palestra”.
Lascia un commento