Quando vincevamo, Massimo ci cantava “dieci ragazze per me”… di Paola Sanguineti


Credo di essere nata con il pallone in mano.
Da piccola, ovunque andassi, lo portavo sempre con me: se ero sola giocavo
contro un muro, lanciandolo e riprendendolo in vari modi.
Se trovavo un gruppo di maschi che giocavano a calcio, mi univo a loro.
E’ stato il mio corso di minivolley, che allora ancora non esisteva.
La pallavolo era ancora sconosciuta ai più.
Fu solo intorno ai 10 anni che la scoprii: mio padre lavorava con Antonietta
Bregante che giocava a Sestri Levante, me la fece conoscere e mi portarono
in palestra per farmi capire come funzionava.
Fui subito affascinata sia dal gioco in sè, sia dall’atmosfera che vi si respirava:
i colpi sul pallone, le urla di incitamento che si scambiavano le ragazze,
lo spirito di squadra che si percepiva….
Cominciai così ad allenarmi 2 volte alla settimana sotto la guida di Marco Raffo e
Silvio Castelli: ogni tanto le più meritevoli facevano un allenamento con le
ragazze della prima squadra, uno stimolo ad impegnarci sempre di più per
raggiungere un posto in prima fila.
Dopo un paio di anni Marina Podestà e Nicoletta Macchiavello fecero partire dei
corsi a Chiavari alla palestra Brizzolara e mi spostai nella mia città.
Da quel gruppo venne fuori la nuova generazione di pallavoliste chiavaresi che dopo
qualche campionato giovanile, furono inserite nella prima squadra formata dalle
“vecchie zie” (così soprannominate da Mario Bertelloni nei suoi articoli sul
Secolo XIX) che provenivano dal gruppo di Sestri Levante.
Con tutte loro e sotto la guida di Massimo Russo, Mauro Gramaglia e Fabio Groppo,
ho vissuto anni belli e formativi sia dal punto di vista umano, sia sportivo.
Campionati indimenticabili di serie C e B : lunghe trasferte in pullman con canti
in caso di vittoria (aperti da Massimo Russo che ci cantava immancabilmente
” Dieci ragazze per me”) e profonde dormite in caso di sconfitta.
Il primo campionato di serie B non andò molto bene: vincemmo pochissime partite,
ma non dimenticherò il moto di orgoglio che all’ultima giornata, in risposta ai
tifosi di Imperia scesi in massa alla Marchesani convinti di avere vittoria e
promozione in mano, ci fece disputare una partita strepitosa, vincendo addirittura
un set 15 a 0.
Se ne andarono con le pive nel sacco, non furono promosse e per noi fu come aver
vinto il campionato anche se retrocedemmo.
Quando tornammo in serie B, scelsi di andare a giocare nel Cap San Salvatore prima
(sotto la guida di Massimo Arpe e Massimo Traxino) e nell’ACLI Lavagna dopo
dove legai con un altro gruppo di giocatrici coriacee con le quali giocai altri
bei campionati di C2, finchè non mi trasferii in Trentino.
La pallavolo è rimasto il filo conduttore della mia vita: continuo ad allenare e
a trasmettere l’amore e gli insegnamenti di questo bellissimo sport di generazione
in generazione, in ogni città in cui, ogni tanto, mi trasferisco…..
Ma il capitolo allenatrice ve lo racconterò un’altra volta

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