Giocavamo alla “Marchesani”… di Renzo Dalmaso.


Giocavamo alla “Marchesani”…
di Renzo Dalmaso.

Nella Riviera di Levante abbiamo iniziato a giocare a pallavolo nel 1958.
Insieme a me, giocatore e allenatore, a piantare le radici del volley c’erano
alcuni studenti delle scuole medie superiori: ricordo Zama, Motta, Pescia,
Pettenati, Divano, Fazio, Stagnaro e Suvero.
Con quel gruppo, dietro al vecchio Supercinema, allestimmo un campo
all’aperto col fondo in asfalto e cemento.
Dopo tante amichevoli e sfide tra Istituti scolastici, inizziammo a cimentarci
con l’ACLI Chiavari del Presidente Spadoni nei primi incontri dei campionati
federali FIPAV ( a livello nazionale, la Federazione contava allora solo alcune
migliaia di tesserati), sfidando le più agguerrite compagini genovesi.
Facemmo quindi la conoscenza di giocatori come Conte, Bini, Villa, Bosi,
“Baciccia”, alcuni dei quali con qualche trascorso in Nazionale, e di personaggi
destinati a diventare “storici” come i dirigenti Corti e Ghiglione e, tra i tecnici,
il professor Carmarino, coltivatore e costruttore di grandi giocatori genovesi,
factotum della palestra di Piazza Pallavicini e Genova Rivarolo.
Era una pallavolo ancora pionieristica, quella, che guardava avanti con alle=
natori che si perfezionavano tecnicamente e societa’ che via via si dotavano
di strutture adeguate al salto di qualità futuro, interessate a condividere in
concreto il valore educativo dello sport in quanto convinte della sua forte
valenza nella formazione dei giovani come atleti e come futuri cittadini. E
pensavano allo sport puro, praticato con lealtà, rispetto, riconoscimento del
valore umano, agonistico, sportivo dell’avversario.
A questo proposito c’e’ un ricordo che cito volentieri. Nel campionato di
serie C del 1961-62, l’ACLI Chiavari era prima in classifica con zero sconfitte.
Mancavano poche partite alla fine del campionato, al termine del quale fummo
promossi in serie B, e una di queste era contro una blasonata squadra genovese
la Libertas Multedo. Incontrammo i nostri avversari a Genova su un campo da
bocce all’aperto con le righe tracciate con polvere di gesso ( in salvataggio o
in rullata ci riempivamo di quella delicata polvere bianca, ed anche di graffi
nelle gambe, nelle ginocchia, nelle mani…ma non c’era preoccupazione: ci
eravamo abituati, poiche’ a quel tempo i campi all’aperto erano consentiti e
ne esistevano più d’uno).
Ci furono i soliti preliminari di gara e prima dell’inizio dell’incontro, arrivò
il momento del saluto delle squadre che si usava nella FIPAV. I giocatori si
schieravano in riga, ben allineati a fondo campo e il capitanodella squadra
pronunciava ad alta voce il nome della squadra avversaria.
“Per il Multedo…hip! hip!” e il resto dei giocatori gridava un forte e collettivo
“urrah !!!”. A quel punto, i giocatori, col capitano in testa, sfilavano sotto
rete e si davano la mano. Ci fu, prima di iniziare la partita con la Libertas,
un brevissimo attimo di pausa e subito spuntò il capitano della squadra di
casa, Luciano Steardo, con un enorme mazzo di fiori cellofanato e un vistoso
fiocco rosso. Me lo consegno dicendomi: ” e’ il nostro omaggio alla capolista”.
Tra tutti noi seguì un momento di piacevole stupore, misto a un pò di
commozione. Poi l’incontro prese il via e fu agonisticamente molto combattuto
(sia con gli avversari che con il vento e il sole che ci costringevano ad adattarci
alle continue variazioni di luce e di direzione del vento stesso) e terminò
con la nostra sudatissima vittoria.
Ma nessuno di noi ha dimenticato quel gesto di Steardo che includeva in sè
la sintesi di tutti i valori nobili e antichi dell’agone sportivo e che aveva suscitato
in noi un sentimento di grande orgoglio identitario, orgoglio di appartenere
a quel mondo.
Nel 1960 fu inaugurata a Chiavari la palestra Marchesani, che divenne il polo
di attrazione e diffusione della pallavolo nel Tigullio e nel Levante. Questo,
grazie anche ai frequenti collegiali qui tenuti dalla Nazionale Italiana guidata
allora dall’indimenticabile professor Franco Anderlini, agli stage e ai corsi di
aggiornamento per gli allenatori cui partecipavano i nazionali: Tedeschi,
Fangareggi, Grillenzoni, Zanetti, Mazzi e altri.
L’ACLI Chiavari si chiamò CSI Chiavari e poi Volley Chiavari e US Levante,
con questi nomi scalò le categorie fino a raggiungere, nel 1963 e mantenere
per parecchi anni, la serie B nazionale maschile ( allora la seconda categoria
dopo la serie A) per poi emigrare, a seguito della fusione con l’ACLI Lavagna,
e col Porto Turistico Lavagna (ex Stella Azzurra) nell’omonima e confinante
cittadina, dove ha disputato parecchi campionati di B2 ed alcuni di B1 col nome
di ADMO Lavagna.
Quella squadra “storica” del 1963 era composta da me (giocatore e allenatore)
Giorgi C., Giorgi G., Squillario, Capozio, Sartori, Valente, Divano, Viaggi, Chiarini,
Rossetto, Sanguineti, Spinetto, Scarpa, Cremisio, Raffo, Rossi, Costa, Clarke.
Come giocatore e allenatore, ruolo che ho quasi sempre ricoperto, nel 1965,
durante la parentesi del servizio di leva, ho guidato anche la squadra Campione
d’Italia Militare.
Ma la vita mi chiamava ad uscire dal campo di gioco e a
perfezionarmi sempre più nel ruolo di coach.

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Chiavari è diventata nel tempo uno dei punti di riferimento della pallavolo
nell’ambito della provincia di Genova e della Liguria intera. Dal nucleo originario
della pallavolo, costituito dal nostro CSI Chiavari, si staccarono negli anni
giocatori e allenatori. Si formarono dirigenti che fondarono via via altre società
come la NIKE Chiavari, la Stella Azzurra Lavagna ( che arrivò fino alla serie B
maschile) e il Volley Sestri Levante. E iniziarono a costituirsi anche le prime
squadre di pallavolo femminile ( la prima fu il CSI Pallavolo Chiavari, da me
allenata insieme a Claudio Giorgi).
Si aggiunsero via via nel Comprensorio Levante della Provincia di Genova
molte altre società sportive che promossero la pallavolo sia maschile
sia femminile. Tra esse il Villaggio S.Salvatore, Tre Stelle Moneglia, Cef Rapallo,
( una polisportiva che iniziò la sua attività maschile nella pallavolo con me
nel 1971 e nella quale rimasi fino al 1975). Con il nome di Polisportiva S.Maria
arrivò poi fino alla serie B femminile ed ora è titolare della qualifica di Scuola
Federale di Pallavolo. E ancora, si formarono la Polisportiva Tigullio, che ho
allenato dal 1975 per una decina d’anni in serie D,C2, eC1 e la Polisportiva
S.Siro a S.Margherita Lig., la Pro Recco, il Volley Uscio, il VBC Casarza (arrivata
per un anno alla B2 femminile), il Volley Golfo Paradiso a Camogli, il VBC AMIS
Chiavari ( fondata da me insieme a un gruppo di tecnici nel 1993) ed ora titolare
e sede della Scuola Federale di Pallavolo diretta da Marco Dalmaso, che insieme
a Simone Cremisio (ambedue figli d’arte) organizzano l’attività sportiva del
pool di associazioni VBC AMIS Chiavari e ADMO Lavagna. Tutte società queste
del Tigullio, che negli anni sono state protagoniste delle varie serie di campionati
fino alle serie D, C e B.
Partendo dagli anni Sessanta fino a fine anni Ottanta, nella realtà del volley
che confina con Genova si sono impegnati molti tecnici e dirigenti che qui voglio
ricordare: Spadoni, Bottino, Migliaro, Vaccarezza, Gai, Carrara, Federici, Rocchini,
Russo, Stevanin, Gotelli, Fossati, Devoto, Gozzi, Mosto, Salvini, Belingheri, Giorgi,
Valente, F.Cremisio, Porro, Chiarini, G.Campodonico, R.Canessa, Aste.
Così come mi sembra doveroso ricordare i nomi di Guani, Paoli, Secco nello
Spezzino, e quelli di Besio, Levratto e Mazzucchelli a Ponente.

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Rivedo i tanti passaggi che hanno scandito una vita passata in palestra,
sperimentando la teoria nella realtà della pratica. E penso di aver svolto le
molteplici mansioni e le attività che ho affrontato mettendo sempre a frutto
la mia conoscenza, a volte percorrendo anche sentieri nuovi, che spesso si
sono rivelate intuizioni originali poi confermate nei fatti. Come, ad esempio,
la costruzione di una rete capillare di referenti provinciali per l’organizzazione
dell’attività giovanile e scolastica, e il loro periodico aggiornamento tecnico
secondo un modello organizzativo ispirato a quello aziendale, nel rapporto
casa madre – filiali.
In questo lavoro sono nati i tornei nazionali di minivolley e superminivolley
che hanno coinvolto tutte le provincie italiane sia a livello maschile e femminile.
Abbiamo voluto far giocare i bambini nelle più bvelle piazze del Paese, di fronte
ai loro palazzi, alle chiese, ai monumenti che fanno parte della nostra storia
diffondendo conoscenza, cultura e identità di ciò che siamo e quanto grandi
siamo stati. Abbiamo giocato nella bella natura dei Parchi, davanti alla solennità
dei Castelli, nella spiaggie e ai piedi della montagne.
Questi tornei sparsi per l’Italia hanno fatto sì che oggi i tornei di Mini e di
Superminivolley si svolgano autonomamente in tutta Italia su iniziativa dei
comitati fipav o di pool di società sportive locali. Tutta questa attività ha contri=
buito e contribuisce tuttora a creare una base di molte centinaia di migliaia
di giovani e giovanissimi praticanti ( che hanno accresciuto enormemente la
pratica e l’immagine bella del nostro sport), dai quali sono usciti tanti atleti e
atlete nazionali.
Sono onorato di poter dire che ho partecipato alla costruzione, mattone su
mattone, di una piramide che esprime un’immagine pulita di quei valori che
contano davvero: Sport, Educazione, Cultura, Far Play.

*Per gentile concessione dell’autore,
tratto dal libro: Alta in banda – Ed. Lo Sprint srl – marzo 2016.

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Giocatore,insegnante di ed. fisica, tecnico agonistico, studioso di Teoria del
Movimento. Renzo Dalmaso, nella sua lunga carriera di allenatore e di formatore,
ha indagato ogni possibile campo di studio e di pratica della pallavolo, speri=
mentando nuove metodologie di allenamento dei giovani e pubblicando testi
e guide didattiche per tecnici ed insegnanti. Non a caso, il suo impegno lo ha
portato a ricoprire i ruoli di dirigente nazionale del settore Giovanile Fipav,
di responsabile nazionale Minivolley e di docente dei Corsi Tecnici della Fipav
e relatore in molti convegni e seminari (anche internazionali). Premiato con
la Rete d’Oro del volley ligure, è nella Pallavolo dal 1958, quando, a Chiavari
insieme ad alcuni amici alza una rete e traccia il primo campo all’aperto, primo
seme di un raccolto che con il tempo porterà molte soddisfazioni a tutto il
Levante genovese. Per il ruolo interpretato, la competenza e i risultati raggiunti
soprattutto con i giovani, Dalmaso è indiscutibilmente il Numero Uno.
Oggi a quasi ottant’anni, trascorre ancora vari pommeriggi in palestra con i
bambini e gli adolescenti. E conserva bellissimi ricordi della sua vita sotto rete.

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