GiamBattista Campodonico detto “Pistolone” di Moreno Salvini


Ancora oggi se lo vedete per Rapallo, nel suo quotidiano girovagare,
ha lo stesso incedere dei vent’anni, ciondolante ed un po’
allampanato, lo sguardo un po’ trasognato ma attento… E’ lui,
Giambattista Campodonico 1,94 per una corporatura ancora massicciamente
atletica sotto il solito eskimo di ordinanza.
Io quel fisico l’ho visto in tutta la sua espressione di dinamica potenza negli
anni 70 e 80 sui campi da pallavolo.
Pistolone, come lo chiamavano in molti, era un “diamante grezzo” senza
ombra di dubbio uno dei migliori talenti pallavolistici nati nel Tigullio ed
in Liguria in quegli anni.
Ve lo potrebbe confermare certamente Renzo Dalmaso, il suo mentore, che
lo strappo’ al calcio dove faceva il portiere, ed ogni volta che parliamo
dei “tempi andati” mi ricorda i primi passi di Gianni, presso
la Casa Giustiniani nel 1970 ed il grande potenziale atletico che trovo’ in lui.
Poi ci furono gli anni della Casa della Gioventu’ e del Cef Rapallo a “formarlo”
sempre sotto gli occhi attenti di Renzo e la grande soddisfazione delle
convocazioni per la Nazionale Juniores nel 1975 e 1976.
Pensate che in quei collegiali il ns Gianni era schiacciatore titolare e dietro di lui
in panca stazionava un certo Franco Bertoli!
Di fatto la sua carriera nel volley ando’ bene fino al 1977, con militanza gia’ a 18 anni
in serie B per 2 anni a Cecina. Pero’ quel 1977 anno del militare, passato
in un collegiale perenne con la Nazionale Militare determino’ in lui qualche
cambiamento che lo porto’ ad allontanarsi un po’ dal mondo sportivo e dai riferimenti
di Rapallo, il suo posto natio.
Lo aspettavano al Cus Pisa in serie A, gli studi universitari ed una probabile esperienza
nella Nazionale maggiore di pallavolo.
Ma dov’e’ finito Gianni, si “Pistolone”? Si chiedevano in molti…
La valigia delle Indie era stata preparata e Pistolone era partito.
Da quel momento forse nacque un nuovo Gianni, o forse emerse
quello che era sempre stato, uno spirito libero, totalmente libero…
In quegli gli anni, ogni tanto lui tornava, ma poi dopo poco, salutava e ripartiva.
In questi brevi “ritorni” in tanti cercavamo di riportarlo in palestra,
e lui magari ci veniva volentieri. Ricordo in una seduta alla Riboli di Lavagna,
che lui pur con scarso allenamento, in schiacciata spesso “soffittava” col rimbalzo della palla
e quella volta gli ho visto scollare le pezze di un pallone dopo una bordata potentissima…
Tuttavia dopo poco se ne perdevano le tracce.
In questo periodo dei suoi viaggi ed avventure e dei miei tentativi di riportarlo in palestra,
ebbi l’opportunita’ di conoscere sua nonna, una grande “artista” del tombolo e della quale
conservo come un cimelio, un suo centro tavola meraviglioso ed anche suo padre che aveva
un capannone di carpenteria metallica in Rapallo, per altro Gianni sapeva saldare e lavorare
il ferro.
Ma che ci fa’ laggiu’, perche’ non torna?
Si chiedevano in molti…
Cosi’ arriviamo al 1982, e d’improvviso al solito, torna “Pistolone”, in quel tempo
allenavo l’Elce Chiavari in serie C ed ebbi l’accortezza di muovermi
velocemente, e riuscimmo a coinvolgerlo nella squadra, cosi’ gioco’ per
noi quasi tutto quell’anno a buon livello e ci aiuto’ad arrivare alla pool promozione.
Ma il richiamo del subcontinente era forte, e non appena termino’ il campionato,
fu’ di nuovo India!
Per qualche anno ando’ avanti cosi’, poi i grandi viaggi finirono ed il girovagare
si limitò alla Riviera di Levante, aggiungendovi però nuove attivita’: l’arrotino,
le caldarroste… Il saperlo in un posto preciso comunque ci dava tranquillita’…

Gli anni che seguirono furono sempre girovaghi e senza fissa dimora,
tuttavia rappresentano, a mio parere,
la natura di GiamBattista Campodonico ed il suo intendere la vita:
liberta’, umilta’, pace e va’ accettata cosi’ come è…
Se penso a lui, più che in palestra, lo ricordo nei primi anni 80, quando
si presento’ a casa mia con un pensiero per mia figlia Valentina , appena nata,
lui grande e grosso, con in mano un piccolo tenerissimo orsacchiotto di peluche…
Ma voglio concludere riportando integralmente il mitico articolo su Gianni di
Mario Bertelloni sul Secolo XIX del 29 ottobre 1982, intitolato:

“Torna Campodonico l’uomo di Kipling”

La storia di Giovanni Battista Campodonico, primo martello dell’Elce,
avrebbe fatto felice Kipling.
Il fascino dell’India colpi’ anni addietro il giocatore che, dopo una rispettabile
milizia nel Cef Rapallo,nel Tigullio, nel Cecina e nell’Agrisport Stella Azzurra,
abbandono’ le glorie pallavolistiche per inoltrarsi nella giungla nera. Ed in questo
periodo di lontananza il nome di Campodonico tornava puntuale ad ogni
inizio di stagione o in occasione dei tornei estivi.
Disponibile per questi ultimi, di breve durata, affatto impegnativi,sempre votato
all’avventura e di conseguenza alla partenza per gli altri, per non volersi impegnare,
stregato dalle mani della dea Kali’ in tempi lunghi che lo avrebbero tenuto lontano
dalle foreste e dalle tigri.
Ma, lo ricordavano in tanti, quando schiacciava sembrava la carica di passo Kyber,
alzandosi sulla rete, dantescamente, dalla cintola in sù. Ma che fà, che fà laggiù.
Il sogno di un uomo ha mille e mille direzioni nel pensiero; nella realtà ne ha
soltanto due: o resta sogno o bisogna affrontare l’avventura, dire ciao,
lasciare i fari delle palestre per rischiararsi alle torce dei tughs, vedere brillare
nella notte, gli occhi, di chi?, umani o fiere?
Da un continente a doppia faccia, che oscilla tra i diamanti del marajà ed i paria
agonizzanti nelle pubbliche vie, Giovanni Battista Campodonico ha ritrovato
la strada di casa: il movimento velocissimo della palla che dal bagher ( ma non
è bagheera?) va al sahib alzatore, questi la alza a Kim che si erge ancora una
volta dalla rete, dalla cintola in sù. La giungla è lontana, Kipling e i santoni,
i fiumi sacri, le pioggie di Ranchipur sono rimasti nella valigia delle Indie.
La maniglia èadesso quella di un tempo, della sacca da pallavolo. Non veste più
il sari, ma una maglietta a filini sottili sottili. Il nuovo santone e’ in tuta,
il sahib allenatore Salvini.

Mario Bertelloni.

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